LETTERA DI JACQUES CAMATTE A UN AMICO DEL NORD ( SULLA PANDEMIA E SUL RISCHIO DI ESTINZIONE)
http://teatrodioklahoma.net/2020/04/07/lettera-di-jacques-camatte-a-un-amico-del-nord/
Caro Marten
ecco quello che posso dire a proposito dell’attuale «delirio».
Da tempo penso che la specie abbia rischiato l’estinzione.
È stato confermato scientificamente. Si tratterebbe di due casi:
uno 120000 anni fa e l'altro 70000 anni fa. Ciò ha lasciato
nella specie l'impronta di una minaccia.
Ma, a quanto sembra, la minaccia sta venendo ignorata e l’essere
umano sta riaprendo la possibilità della sua estinzione. Siamo giunti
al momento finale, decisivo: la fine dell’ erranza. Nel penultimo
capitolo, il quattordicesimo, di Emergence de Homo-Gemeinwesen,
intitolato “La situazione attuale”, espongo tutto questo nel modo più
preciso possibile.
Riassumendo: per sfuggire alla minaccia “naturale” la specie si è
separata dalla natura, ma per sfuggire alla minaccia “antropica” deve
reintegrarsi in essa – il che non implica una fusione. Tale
reintegrazione richiederebbe un immenso ritorno del represso, di una
naturalezza del tipo che vediamo in mostra durante le catastrofi
naturali, nella solidarietà e nella preoccupazione per gli altri, ecc. …
come pure una sospensione delle dinamiche di inimicizia, che oggi
si trasformano necessariamente in dinamiche di eliminazione. Di
conseguenza queste ultime non devono sorgere tra coloro che
scelgono o opteranno per la virtualizzazione – a scapito della
rimozione di ciò che resta dei rapporti umani – e coloro che saranno
colpiti dal ritorno del represso.
In altre parole, nel tentativo di proteggersi, la specie si è rinchiusa in
un divenire, nella sua erranza; diventando così incapace di
immaginare altro. In ciò consiste la sua follia. Lo si evince dalle
reazioni di malcelato panico dei leader, in tutti i campi. Lo
percepiamo, per esempio, dal fatto che il Coronavirus sembri evocare in maniera irresistibile una minaccia.
Ciò che è interessante è che stiamo assistendo al disvelamento di un
vasto fenomeno durato migliaia di anni, ed estesosi tra i due grandi
momenti nei quali si è affermata la minaccia dell’estinzione. Siamo
nel cuore del suo svolgimento, ovvero nel momento della
manifestazione, dell’epifanizzazione che segnala la sua integrale potenza, del rischio.
È come se nulla più dovesse accadere, è come se tutto si dovesse
giocare ora. Non possiamo tuttavia prevedere quanto tempo
occorrerà. L’importante è che duri al punto da poterlo vivere nella
sua totalità: il che richiede di ristabilire il primato dell’affettività, che
ci dà il senso della continuità e quindi della forza della vita.
Ti avviso che, se non parlo di capitalismo, non è perché il capitale è morto, ma perché la sua forma si è autonomizzata; noi possediamo solo la sua virtualità, la quale avrà un ruolo decisivo nel “disvelamento” di cui sopra.
Ho molto apprezzato il testo di Massimo de Carolis, che mette giustamente in evidenza il significativo intervento della virtualità, la quale tende a sostituirsi alla naturalezza.
Ti auguro tutto il meglio,
Buon viaggio,
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