per un elogio del garantismo e quindi dello Stato Sociale




Dopo una definizione del processo penale, viene enunciato il principio di legalità del processo, di cui si fornisce una articolazione in quattro (sotto)principi:

1) il principio di giurisdizionalità, consistente nell’attribuzione in via esclusiva della potestà giudiziaria ad un corpo di giudici, indipendenti, soggetti solo alla legge, inamovibili e precostituiti per legge;

2) il principio della presunzione di innocenza dell’imputato fino a condanna definitiva, con il corollario dell’onere della prova a carico dell’accusa;

3) il principio della ritualità degli atti, secondo cui gli atti processuali devono avvenire nelle forme e nei tempi stabiliti dalla legge;

4) il principio del contraddittorio fra accusa e difesa quale metodo di formazione delle prove e di accertamento della verità processuale.

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Compare poi uno scritto sul carcere in cui si revoca in dubbio la legittimità dell’istituzione carceraria. Si evidenzia intanto come il carcere non sia semplice limitazione della libertà di circolazione, ma un’esperienza totalizzante in una società selvaggia in cui imperversa la criminalità dei detenuti più forti su quelli più deboli. Si rileva per altro verso come ogni carcere abbia proprie regole, scritte e non, e proprie prassi, che fanno sì che ogni carcere e finanche ogni pena siano diversi e quindi ogni detenuto subisca un differente trattamento carcerario. Si conclude allora che «la pena carceraria è contraria al criterio di giustificazione della pena generale quale minimizzazione della violenza punitiva, al modello teorico e normativo della pena detentiva quale pena uguale e determinata dalla legge, ai principi costituzionali del rispetto della dignità della persona e della finalità rieducativa della pena». Ne consegue inevitabilmente la proposta di adozione di una politica di progressiva decarcerizzazione.

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Chiude l’opera un avvincente saggio sulla disuguaglianza di fronte alla legge penale. Ferrajoli considera come, pur a fronte di una riduzione dei reati negli ultimi decenni, vi sia stato un aumento della percezione dell’insicurezza, alimentato dalla televisione, per l’appunto vista come una fabbrica della paura[21]. Ma dell’aumento della percezione dell’insicurezza viene fornita una più profonda spiegazione: le campagne securtarie, rivolte soprattutto al deviante e al diverso e quindi all’extracomunitario, nascondono lo smantellamento dello Sato sociale, cioè della garanzia dei diritti sociali, della sicurezza del lavoro, della salute e della stessa sopravvivenza. Paradossalmente, tuttavia, si avverte, è proprio lo Stato sociale il vero deterrente rispetto ai delitti basati sull’indigenza, poiché «quanto più la devianza è necessitata, tanto meno è prevenibile con le pene»

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"In questi anni è stato smantellato lo Stato sociale, è stato distrutto il diritto del lavoro - i lavoratori non hanno più diritti, il lavoro è diventato precario - la sanità non è più una sanità universalistica e gratuita perché è diventata una sanità monetizzata che pesa sulle spalle soprattutto dei più poveri, con tempi lunghissimi di prestazione che rendono di fatto incurabile gran parte delle malattie dei più poveri, che rinunciano alle cure."


biografia di Luigi Ferrajoli

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