Gianni. Vattimo. Credere di Credere ----la secolarizzazione è la riscrittura del cristianesimo.




Il "ritorno di Dio" sembra caratterizzare la cultura e la mentalità contemporanee. Ma oggi quale può essere il senso dell'esperienza religiosa? La risposta di Gianni Vattimo è il frutto della sua riflessione filosofica nell'orizzonte post-metafisico, che lo porta a leggere nell'incarnazione di Cristo la secolarizzazione del principio divino e nell'"ontologia debole" la trascrizione del messaggio cristiano. Ma questa proposta - anzi riproposta della dimensione religiosa è anche profondamente radicata nell'esperienza personale: perché, argomenta Vattimo, è impossibile produrre discorsi religiosi senza assumersi il rischio di un impegno diretto.

GIANNI VATTIMO- CREDERE DI CREDERE
sta in 

trascrivo alcuni periodi 


Il cristianesimo vattimiano è amichevole, dunque, soprattutto perché non violento né dogmatico né proiettato nel totalmente Altro. E’ un cristianesimo consapevole del contesto storico, in ragione del quale la storia della salvezza non è compiuta una volta per tutte, ma esige di essere storicizzata e interpretata ("la salvezza passa attraverso l’interpretazione"[18]: i cristiani sono degli amici che costruiscono poco per volta la salvezza insieme a Cristo, affidando ai loro successori il compito di proseguire la storia salvifica). Antidogmatico e antiecclesiastico, il cristianesimo di Gianni Vattimo sostiene che ciascuno di noi ha una provenienza ("La storicità della mia esistenza è provenienza"[19]), ha cioè un’origine e uno sviluppo. Pertanto, orientare cristianamente la vita significa prima di tutto considerare la storicità dell'esistenza, il cui atteggiamento fondamentale deve essere ermeneutico, interpretativo. Non si dà una verità inconfutabile, ma diversi approcci interpretativi alla soggettività, al mondo, a Dio.

Attento ai segni dei tempi, il cristianesimo ritrovato di Vattimo non esita ad ammettere i suoi debiti nei confronti di uno degli esiti portanti della modernità (e della postmodernità): la secolarizzazione. Per questo, egli non si limita a presentare l’analogia tra l’indebolimento dell’essere e quello di Dio, ma addirittura sostiene che la secolarizzazione è la riscrittura del cristianesimo. Una tesi scandalosa per molti, ma non per chi, come Vattimo, si è formato alla scuola di Nietzsche e Heidegger e ne ha condiviso l’idea della dissoluzione dei valori forti della cultura occidentale. Se non che, alla lezione dei maestri Vattimo aggiunge la propria: riconoscendo l’avvenuta dissoluzione di una struttura forte capace di connettere pensiero ed essere - quella che induceva la scolastica a pensare la verità come adaequatio rei, corrispondenza oggettiva tra il pensiero e la realtà -, Vattimo pensa che l’ontologia debole non sia altro che "la trascrizione della dottrina cristiana della incarnazione del figlio di Dio"[20], pensabile "solo in termini di secolarizzazione"[21], ossia come indebolimento del sacro (e del sacro violento in particolar modo).

E’ qui il nesso tra la storia della rivelazione cristiana e la storia del nichilismo[22] (l’orientamento filosofico volto a indebolire e smontare le certezze metafisiche fino a renderle nulla, niente, nihil). Pertanto, "è ben possibile che la secolarizzazione [...] sia [...] un effetto positivo dell’insegnamento di Gesù e non un modo di allontanarsene"[23]. In altre parole, la secolarizzazione ha un suo senso positivo, in quanto la modernità laica si costituisce "anche e soprattutto come prosecuzione e interpretazione de-sacralizzante del messaggio biblico"[24]. Inoltre, la secolarizzazione non è solo un tratto distintivo dell’Occidente moderno ma anche un "fatto interno al cristianesimo"[25]. Una tesi, questa, che l’autore sostiene richiamandosi anche all’autorità di Max Weber e Norbert Elias[26]. Con ciò il pensatore torinese intende dire che l’opera di indebolimento che Cristo ha iniziato nei confronti del Padre (fino a sentirsene abbandonato sulla croce) è stata poi continuata dalla soggettività moderna che, separandosi dal Padre, ne ha secolarizzato il messaggio. Tutto ciò, secondo Vattimo, non ha però gli effetti negativi che la dogmatica ecclesiastica paventa. Anzi, la secolarizzazione ci restituisce il vero volto di Dio, quello che si mostra nella parola e nell’opera di Cristo. Se l’autoritarismo del Padre e della Chiesa sono con ciò stati revocati in dubbio, poco male. Anzi, bene. Una nuova concezione del cristianesimo può invece farsi avanti - un cristianesimo dell’amicizia -. Un cristianesimo rinnovantesi nell’interpretazione che se ne dà tanto nell’ambito individuale quanto in quello comunitario (la comunità dei fedeli è per Vattimo la vera Chiesa).....


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