Nicola Barbato, 1856-1923, medico, rivoluzionario, educatore delle masse ed arbëresh, autodifesa al processo contro il movimento dei Fasci siciliani, 1894.







- Io, milite oscuro del socialismo, mi onoro di appartenere alla falange dei rivoluzionari, cioè, non credo che il fenomeno delle insurrezioni  a mano armata possa evitarsi nella più grande e più umana delle rivoluzioni della mia specie. Qui è il punto principale che divide me da Montalto, Bosco, Petrina e Verro; essi credono che la rivoluzione socialista si compra senza insurrezioni armate. Secondo me le distruzioni violente spariranno quando comincerà ad esistere l’umanità.

 

- L’umanità non è esistita mai e non esiste ancora: vi sono stati degli individui umani, cioè uomini che in tutti o nella massima parte degli atti della loro vita, hanno mostrato di aver sentimenti altruisti solidamente organizzati; ma l’umanità, come ente collettivo, incomincerà ad esistere il giorno in cui l’uomo non sarà più costretto dai bisogni della propria conservazione a fare una lotta da lupi col proprio vicino.

 

- Ammesso anche che la maggior parte degli individui delle nazioni civili sia oggi disposta per eredità e per educazione a vivere umanamente, bisogna pure che essa si adatti a vivere bestialmente, né di più né di meno come l’altra parte che non vi è disposta, se non vuole esporsi al pericolo di cadere tra i vinti e gli affamati; bisogna pure che ognuno di noi si adatti  levare il pane dalla bocca altrui senza pietà. Con le attuali organizzazioni sociali, sono destiate a perire quelle nazioni e quegli individui che non si sforzano, col permesso dei codici, di rapire qualche cosa alle altre nazioni e agli altri individui. Questa vecchia verità è stata gia riconosciuta da non pochi conservatori; ma essi confondendo la biologia con la sociologia e applicando male le leggi darwiniane, finiscono sempre col concludere che la lotta per la vita è legge naturale che ha dominato e dominerà perennemente i rapporti tra nazione e nazione e tra individuo e individuo della stessa nazione.

 

- Noi rivoluzionari, noi socialisti, invece, basandoci sulla storia e sulla sociologia, crediamo che verrà giorno in cui l’uomo non sarà costretto dai bisogni della propria esistenza ad amarsi di fucili, di cannoni e di codici per fare il ladro col cosiddetto straniero, col proprio concittadino e non rare volte coi genitori, coi fratello e con le sorelle.

 

- Saremo degli utopisti: non dimenticate che la bestia uomo si è distaccata dalle bestie ed è giunta al punto in cui è, per virtù di utopie, le quali, prima di realizzarsi destarono disprezzi, ire, odi e persecuzioni contro i poveri sognatori.

 

- È la storia è da un pezzo che va preparando la realizzazione alla più bella delle utopie del cervello umano: il giorno in cui nei codici si affermò che nell’interesse pubblico si può togliere la proprietà privata al cittadino indennizzandolo con moneta, fere un vero atto di socialismo incosciente; un altro atto di socialismo incosciente può chiamarsi il servizio militare obbligatorio per tutti gli uomini robusti, mentre i deboli e le donne ne vanno esenti. E tanti altri esempi si potrebbero citare di socialismo incosciente.

 

- La ripetizione di simili atti e un gruppo complesso di fattori, che non è qui il luogo di esaminare, hanno prodotto la coscienza socialista, che oggi non è più un sogno, ma la visione netta di una tendenza sorta da un lungo tempo nelle società umane e arrivata a tale grado di sviluppo da farci sperare che non sia lontana l’epoca in cui avremo le prime organizzazioni coscientemente socialiste.

 

- Qui ripeto ciò che dichiarai nel mio interrogatorio: da socialista ho tentato di contribuire alla più umane, alla veramente umana, delle rivoluzioni con tutti i mezzi che ho creduto necessarii e che il codice della borghesia permette a tutti i cittadini italiani.

 

- I mezzi che il codice chiama reati, non li ho adoperati, non già perché li rigetti a priori, in sé, ma per la semplicissima ragione che ritengo non essere ancora arrivato il tempo, nel quale simili mezzi saranno utili e dolorosamente necessarii. E credo, forse a torto, che se noi socialisti, lasciandoci vincere dai gemiti dei milioni che muoiono di fame, ci fossimo decisi all’insurrezione armata, avremmo messo la rivoluzione, per un certo tempo, al servizio del dispotismo borghese con una delle tante repubbliche più o meno panamiste.

 

-Entriamo nell’esame del processo paragonato a certi procedimenti fossili dello spirito che rivivono in alcuni turbamenti rivivono psichici degli individui e delle nazioni.

 

- Noi abbiamo la ferma convinzione che verrà l’epoca in cui non sarà più la lotta fratricida; noi rivoluzionari, saremo accusati di utopia. Ma pensate che a forza di utopie la bestia uomo si è intellettualmente sviluppata, è per queste utopie che intellettualmente possiamo affermarci uomini.

 

- La nostra è un’utopia?

 

- Io ritengo sia una di quelle utopie che hanno sempre mandato innanzi la bestia uomo.

 

- Il collettivismo che vuole? L’espropriazione della proprietà privata per il bene di tutti. Pare un’utopia?

 

- Ma il servizio militare com’ è regolato? Sono astretti al servizio i giovani; ne vengono esclusi i vecchi e i malati. Vuol dire che chi può deve dare una parte di sé per l’interesse degli altri.

 

- La rivoluzione per raggiungere i nostri ideai non è quella di cui mostrano spaventarsi i magistrati.

Avete inteso quale dev’essere e quale sarà.

 

- Nessuno potrà provocarla; l’insurrezione armata sarà fatale.

 

- Sono dolente che quest’ora dell’insurrezione armata non sia suonata.

 

- Credo anzi che sia ancora molto lontana.

 

 - È impossibile predicare al povero l’amore pel ricco; il povero non vi ascolterebbe. Se il ricco è contro il povero, è naturale che il povero debba essere contro il ricco. Io non potevo predicare l’amore, perché non sarei stato ascoltato ed avrei quindi lasciato affrettare quello scoppio che io volevo allontanato. Allontanato e non scongiurato; perché io ritengo che sia fatale l’esplosione.

 - Non predicavo l’amore, dunque; ma non predicavo l’odio. Educavo.

Persuadevo dolcemente i lavoratori morenti di fame che la colpa non è di alcuno; è del sistema… Perciò non ho predicato l’odio agli uomini ma la guerra al sistema.

Certo la nostra propaganda è energica; fa rialzare la testa. “I contadini si lasciano crescere i baffi” – mi disse lamentandosi il delegato di polizia.

 - È vero: essi hanno acquistato la coscienza di essere uomini. Non domandano più l’elemosina, chieggono ciò che è diritto.

 - La menzogna è svanita, è svanita la loro viltà; colla nostra propaganda s’innalzano.

Non si appostano più per uccidere il padrone a tradimento: lo guardano negli occhi e domandano colla forza del diritto. E scioperano

 

 - Il socialismo procede appunto perché non è sentimentalismo: è forza, è pratica. Esso si fonda sulle leggi economiche. E qualunque cosa si faccia da noi, la borghesia dovrebbe esserci grata. Noi rendiamo le forze sociali meno temibili, meno disastrose. Ma tutto questo oggi dalla classe dominante si ignora: ed essa, credendoci nemici, vuole schiacciarci. Così la borghesia fece ammannire dai suoi magistrati incoscienti questo processo.

 - Davanti a voi abbiamo fornito i documenti e le prove della nostra innocenza; i miei compagni hanno creduto di dover sostenere la loro difesa giuridica; questo io non credo di fare.

 - Non perché non abbia fiducia in voi, ma è il codice che non mi riguarda.

 - Perciò non mi difendo. Voi dovete condannare: noi siamo gli elementi distruttori di istituzioni per voi sacre.

 - Voi dovete condannare: è logico, umano.

 - E io renderò sempre omaggio alla vostra lealtà.

 - Ma diremo agli amici che sono fuori: non domandate grazia, non domandate amnistia. La civiltà socialista non deve cominciare con un atto di viltà. Noi chiediamo la condanna - non chiediamo la pietà. Le vittime sono più utili alla causa santa di qualunque propaganda. Condannate!

https://www.facebook.com/notes/fasci-siciliani-120-anni-dopo/nicola-barbato-lautodifesa-1894/265707896834954

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