Zorba il Greco di Nikos Kazantzakis *. “Ogni uomo ha la sua follia, ma la follia piú grande è non essere folli.”




""Un tempo dicevo: questo è un turco, o un bulgaro, questo invece è un greco. Io ne ho fatte di cose per la patria, padrone, da farti venire la pelle d'oca; ho ammazzato, rubato, bruciato villaggi, violentato donne, sterminato famiglie... Perché? Perché, dicevamo, erano bulgari, turchi... Al diavolo, farabutto, mi dico spesso, e mi maledico; al diavolo, idiota! Ora ho messo giudizio, ora guardo gli uomini e dico, questo è un brav'uomo, quello è cattivo. Che importa se è bulgaro o greco. Per me è lo stesso; è buono, è cattivo, soltanto questo voglio sapere. E più invecchio, sì, giuro sul pane che mangio, credo che comincerò a non chiedere più neanche questo. Chi se ne frega se è buono o cattivo! Provo compassione per tutti, mi strazia le viscere quando vedo una persona, anche se faccio finta che non m'importi niente. Ecco, mi dico, anche questo poveretto mangia, beve, vuole bene, ha paura, anche lui ha il suo dio e il suo diavolo, anche lui tirerà le cuoia, anche lui finirà lungo disteso sottoterra, lo mangeranno i vermi ... Eh, poveretto! Siamo tutti fratelli... Carne per vermi! (...)
Mi sono liberato della patria, mi sono liberato dei preti, mi sono liberato dei soldi, passo al setaccio le cose. Più passa il tempo, e più setaccio le cose; mi alleggerisco.
Come faccio a dirtelo? Mi libero, divento uomo...
Nikos Kazantzakis – Zorba, il greco
(Trad. N.Crocetti.)



Un uomo vero sta a fronte alta davanti alla Necessità, e perfino a Dio: tutto questo è, e sempre sarà, Zorba il greco, mani e gambe che diventano ali nella danza leggendaria sulla spiaggia, sullo sfondo di una Creta pietrosa senza tempo.
Il cuore dell’uomo è una fossa chiusa colma di sangue, e quando si apre corrono ad abbeverarsi e a riprendere vita tutte le inconsolabili ombre assetate, che sempre si affollano intorno a noi e oscurano l’aria. Corrono a bere il sangue del nostro cuore, poiché sanno che altra risurrezione non esiste. E davanti a tutti oggi Zorba corre a grandi falcate, e scansa le altre ombre, perché sa che è per lui oggi la Commemorazione. Diamogli dunque sangue perché riprenda vita. Facciamo tutto quanto è in noi perché riviva ancora per un po’ questo straordinario crapulone, beone, lavoratore instancabile, donnaiolo e zingaro. L’anima più grande, il corpo più saldo, il grido più libero che io abbia mai conosciuto in vita mia. (Nikos Kazantzakis)

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„Questo operaio analfabeta, che quando scriveva spezzava le penne con la sua foga impaziente, era sopraffatto, come i primi uomini sottrattisi alla condizione di scimmia, o come i grandi filosofi, dai problemi fondamentali della vita, e li viveva come necessità immediate e urgenti. Come un bambino, vedeva anche lui tutte le cose per la prima volta, e si stupiva continuamente, e faceva domande, e tutto gli sembrava un miracolo, e ogni mattina quando apriva gli occhi e vedeva gli alberi, il mare, le pietre, un uccello, rimaneva a bocca spalancata. Cos'è questo miracolo? gridava. Che cosa vuol dire albero, mare, pietra, uccello?“

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„Sino a quando esisterà il concetto di Patria, l'uomo si comporterà come un animale selvaggio e spietato.“


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“Essere vivi significa slacciarsi la cintura e andare a caccia di guai.” “Gli africani selvaggi adorano il serpente perché l'intero suo corpo tocca la terra, e cosí ne conosce tutti i segreti. Li conosce con il ventre, la coda, i genitali, la testa. È in contatto con la Madre, si mescola con essa.”





L’idea di questo romanzo fu concepita da Nikos Kazantzakis nel 1936, come attesta la pubblicazione di alcuni brani del Prologo (qui tradotto per la prima volta in italiano) sulla rivista “Kritikès selides” (“Pagine critiche”), n. 11-12, dicembre 1936 - gennaio 1937. Una prima versione del romanzo, intitolata Il Sinassario di Zorbàs, fu scritta nel 1941 sull’isola di Ègina. Kazantzakis approntò la stesura definitiva il 19 maggio 1943, cambiando il titolo in Vita e imprese di Alexis Zorbàs. Si devono probabilmente alle varie versioni alcune piccole incongruenze nel testo.

Dall’aprile del 1941 la Grecia era sotto l’occupazione delle truppe nazifasciste. Dal 1933 Kazantzakis si era trasferito a Ègina assieme alla sua compagna Eleni Samìu (che sposerà in seconde nozze nel 1945). L’isola era un luogo ideale per la sua ispirazione: qui, infatti, l’autore cretese scrisse numerose delle sue opere, tra cui le sette stesure della monumentale e ambiziosa Odissea, il poema di 33.333 versi, prosecuzione dell’epos omerico, che vedrà la luce nel dicembre del 1938.

Vita e imprese di Alexis Zorbàs fu pubblicato ad Atene nel 1946, accolto dalla quasi totale indifferenza della critica. Tradotto in francese già nel 1947, il romanzo venne premiato in Francia nel 1954 come miglior libro straniero. Occorse tuttavia attendere la trasposizione cinematografica fattane nel 1964 dal regista cipriota Michael Cacoyannis, con la magistrale interpretazione di Anthony Quinn, perché l’opera venisse tradotta in tutto il mondo e conoscesse uno straordinario successo internazionale.

La prima, e finora unica, traduzione italiana del romanzo fu fatta da Olga Ceretti Borsini, non dal greco, ma dall’edizione inglese del 1952, e uscì nel 1955 presso l’editore milanese Aldo Martello con il titolo  di Zorba il greco. Sull’onda del successo del film di Cacoyannis, la stessa traduzione fu ripubblicata negli Oscar Mondadori nel 1966.

La presente edizione del romanzo di Kazantzakis è la prima traduzione italiana fatta direttamente dal greco, ed è basata sull’edizione pubblicata ad Atene nel 2007 dalle Ekdosis Kazantzakis di Patroklos Stavros. In omaggio a una tradizione ormai consolidata, si è mantenuto anche in questa edizione il titolo di Zorba il greco in luogo dell’originale Vita e imprese di Alexis Zorbàs.







Scrivono Ella Berthoud, Susan Elderkin autrici di  Curarsi con i libri 

"Zorba è un uomo dalle mille risorse e che ne ha passate parecchie, con due occhi brillanti e lo sguardo penetrante, il volto segnato dalle intemperie e il dono di esprimere se stesso attraverso la danza. Zorba usa la danza per raccontare le sue storie, per definire la propria identità, per spiegare il mondo e per tirarsi su di morale quando è abbacchiato"











Zorba's Dance - Mikis Theodorakis





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