Sergio Quinzio DIARIO PROFETICO
« Sono rimasto quello che ero, con il mio obbediente adeguarmi alla situazione, nella consapevolezza dell'impossibilità di cambiarla nel senso decisivo che sento indispensabile, con la mia sorridente disperazione, con la mia, giustamente, sempre più stanca e confusa confusione » (dal Diario profetico, Adelphi, p. 19) Nel castello di Gaeta un sottotenente della Guardia di Finanza, in servizio di prima nomina, scrive lunghe lettere al fratello. Per testimoniare non una vocazione di «scrittore», che fin da allora avverte come estranea, ma l’urgenza di qualcosa che osa dichiararsi «profetico». Suo fondamento è una intensa e solitaria lettura della Bibbia, accettata nella sua interezza e nelle esigenze estreme della sua parola. Oggi, a distanza di quarant’anni, ciò che subito colpisce in questo libro è la straordinaria «continuità» con quelli che lo hanno seguito nell’opera di Quinzio. Pochi autori potrebbero dire con altrettanta convinzione, come qui accade, «sono rimasto quello che er...